L’ippopotamo se ne va in montagna

Quella di Orfeo e Euridice fu una salita impossibile. Anche quella che sto per descrivervi. Mi piacerebbe che leggeste questa storia ascoltando in anteprima il secondo pezzo tratto dal mio disco (che trovate sotto)

Guerra Bianca. Adamello. I nostri alpini in quota necessitavano di nuova potente artiglieria da rinforzo. A dirla tutta necessitavano pure di coperte, cibo, bevande, scarpe che non fossero di cartone, abbigliamento adatto ai 30 sotto zero.

Il mattino del 9 febbraio 1916 il cannone 149 G (6041 kg) partì da Temù. Raggiunta presto la base della montagna venne caricato su una slitta di legno. Subito i soldati soprannominarono il pezzo ‘l’ippopotamo’, data la stazza enorme. L’impresa di mostrava impossibile.Iniziò la salita, trainato da circa 300 alpini con le funi congelate. Vietato zigzagare, pena il ribaltamento del carico. Su, dritti, sulla neve che sprofondava, lenti, di notte, per non essere visti dai crucchi.

20 giorni per superare le cascate di ghiaccio della Val d’Avio.Nella tempesta, uomini congelati e resi pazzi dalla fatica.Poi, a inizio marzo, la valanga, e il traino sepolto dovette essere liberato, a mano. Ripresa. Vino, marsala, grappa e anice. Sforzo immane e bestemmie.

Ad aprile ecco il rifugio Garibaldi, e da lì via per la verticale che conduce al passo del Venerocolo (quota 3.236): è il 27 aprile 2016. I’ippopotamo sparò per un anno, per poi muoversi a Cresta Croce (quota 3.313), dove riposa tutt’ora.

78 giorni di marcia. 1500 metri di dislivello. Al limite delle possibilità umane. Oltre le possibilità umane.

Il brano vede la partecipazione di: Fidel Fogaroli (Hammond e piano), Francesca Piazza (violino), Alessandro Pedretti (batteria e elettronica), Giovanna Cordoni (voce)

Ascoltala qui, e se proprio proprio dona 1 euro alla causa

https://nicolapanteghini.bandcamp.com/track/lippopotamo-se-ne-va-in-montagna

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