La presente recensione vuole essere d’aiuto a chi ricerca informazioni il più obiettive possibili sulla Testata Egnater Renegade; le seguenti impressioni sono scritte dopo aver usato il suddetto ampli per circa 200 date nel giro di 4 anni; inutile dire che la testata l’ho comprata perchè mi piaceva, non sono un endorser e nessuno mi ha pagato/aiutato/incoraggiato per scrivere queste impressioni. È stata usata con svariate casse di diversa tipologia in situazioni diversissime, dal ‘palco’ 2×2 a quelli più seri, e in più studi di registrazione.

Le regolazioni disponibili|
La testa in questione è una due canali. Canale clean e canale lead. Ogni canale ha gain, volume, master, equalizzazione; vicino ai potenziometri, per ogni canale, abbiamo tre piccoli selettori: il primo seleziona il wattaggio del canale in questione (18/65), il secondo dà una bella botta ai bassi aumentando la rotondità dello strumento (Deep) e il terzo aumenta la brillantezza del canale (Bright).
Completano il tutto un controllo presence e un controllo density che enfatizzano frequenze brillanti il primo e frequenze scure il secondo. A proposito della serie di controlli… La Renegade ha una particolarità: presenta due valvole 6L6 e due valvole EL34 finali, che possono essere miscelate a piacere con un controllo per ogni canale, in modo da ottenere, dicono, un suono più vicino al mondo Fender, oppure uno più vicino al mondo Marshall.
In più send e return, uscite per tutti i tipi di casse a diversi ohm, due ingressi jack stereo per la apposita pedaliera di controllo e una DI bilanciata. Dico subito che al di là di tutti i controlli possibili la DI si è dimostrata la vera sorpresa: a detta di tutti i fonici con cui ho lavorato è incredibile, molto fedele al suono reale e molto affidabile, oltre che molto comoda in certe situazioni non proprio agili. Quindi utilissima.
C’è tutto, ed è veramente tanto, forse troppo.
Con tutte le chitarre…
La mia Egnater ha sopportato una Gibson LesPaul standard del ’94, una Stratocaster del ’91, una Telecaster del 2001, un Carvin BoltT, e una Ibanez simil Strato del ’74.
La particolarità della testata è che si adatta a qualsiasi modello di chitarra. La possibilità di modificare il gain per il canale pulito ad esempio rende più semplice il passaggio tra, per esempio, una Stratocaster e una Les Paul, che sono due chitarre con un guadagno notoriamente molto diverso, in modo tale da far rendere al meglio un suono pulito senza però sporcarlo, anche ad alti volumi; il funzionamento è un po’ simile ai controlli del Vox AC30 o di un altro ampli che uso spesso, il Fender Blues Junior, dove con il volume in realtà regoli il gain dell’ingresso e con il master regoli il volume effettivo. I controlli deep e bright combinati con presence e density permettono poi di schiarire il suono di chitarre cupe (la Les Paul) o di fare il contrario (con le Fender).
Per quanto riguarda il canale lead, è ottimo, anche se forse un po’ scuro, non molto caratteristico, per la verità. Ma sicuramente una manna quando non possiamo portarci in giro la pedaliera e utilizziamo solo la testata.
Versatilità
La sua versatilità è il punto forte. Anche perchè non è un ampli che passerà alla storia per un suo suono, semplicemente perchè un suo suono non ce l’ha, e forse questo è il difetto. Una Marshall plexi suona meglio e ha un suo suono, così come un Vox AC30 o un buon Fender. La Renegade vuole in qualche modo replicarli tutti insieme anche con la possibilità di scambiare le valvole e miscelarle, e in più ti dà anche il canale Lead. Puoi usarla in mille modi diversi, ma a volte ti chiedi se veramente si sentono tutte le sfumature permesse e se non sarebbe meglio un ampli più ‘semplice’ e diretto. Non otterremo mai nemmeno piangendo il suono di un Roland Jazz Chorus, questo è sicuro.
La farloccata che potevano anche fare a meno: la possibilità di farla lavorare a 18 o 60 watt per me non ha mai contato nulla, la differenza è veramente impercettibile, mi è sembrata più un’astuzia di mercato che una cosa che fa la differenza. Spero che qualcuno mi contraddica.
Come la usiamo?
Modalità di utilizzo monocanale. Ti dimentichi del secondo canale, usi una pedaliera ben fornita secondo le esigenze e setti nella maniera corretta guadagno e volume. Io l’ho usata prevalentemente così. Certo allora perchè non ho preso un AC30, o un Fender Twin, o chissà cos’altro? La Renegade non pesa così tanto…
Modalità di utilizzo Blues oriented. Tiri il primo canale col gain al massimo ottenendo un bel crunch. Il canale lead lo metti in modo tale da avere un guadagno leggermente più alto e coi due master gestisci i due volumi per uscire nei soli. Se ti piace aggiungi riverbero. Ma anche no. Ma forse anche qui potrei usare un Bluesbreaker… La Renegade non pesa così tanto…
Modalità metallaro. Con una chitarra adatta setti il clean in maniera veramente clean, aggiungi un chorus che hai messo nella mandata effetti e che la pedaliera dell’ampli di permette di inserire solo sul clean. Setti il riverbero per il clean come ti piace. Il canale lead lo metti col gain a manetta. Qui selezionerai il reverb solo per i soli alzando il volume col master generale, sempre via pedaliera dell’ampli. Ma allora perchè non un bel Dual Rectifier? La Renegade non costa così tanto, e ha il riverbero.
Vantaggi?
Vantaggio 1: comodità. Peso ridotto e dimensioni poco ingombranti (soprattutto se vi adattate a tenerla nella sua coperta imbottita, senza usare un case spezza schiena e svuotaportafogli)
Vantaggio 2: versatilità. Gli altri ampli citati suonano meglio e hanno una voce caratteristica, ma mica me li posso portare dietro tutte le volte tutti insieme no? Questa mi permette di fare un po’ di tutto e bene, e se non sono troppo schizzinoso posso anche fare a meno dei pedali. Vedi vantaggio 1.
Svantaggi?
Troppi controlli implicano troppe possibilità di interventi sul suono. Se rischia di non staccarsi mai dalle regolazioni e di non convincersi mai del suono che si sta usando. O forse la testata di default non suona molto bene e ha proprio bisogno di tutti i gingilli per suonare meglio?
I controlli dell’equalizzazione non sono molto efficaci, direi che nel 90% dei concerti li ho usati flat. Selezione wattaggio inutile. Miscelatore valvole migliorabile, nel senso che nemmeno qui si sente tutta sta differenza rivoluzionaria. Se voglio alternare suono Marshall a Fender realmente devo avere un Marshall e un Fender. Chiuso. Il resto rischia di sembrare fuffa o peggio un semplice trucco di mercato.
Quindi? Ottimo ampli, manca che faccia il caffè. Poi però se ce lo possiamo permettere e se qualcuno ce li presta useremo il 1959 SLP, il Twin Reverb, Il VoxAC30 e il POD dei Meshuggah. Magari tutti insieme appassionatamente.
Thiis was lovely to read